L’autunno è arrivato e con la stagione delle “foglie caduche” è arrivato anche un brusco calo termico, considerando che in molti parti della Penisola quest’anno la fine dell’estate si è fatta attendere. Con le prime avvisaglie di freddo parte anche la procedura di accensione dei riscaldamenti. Quando verranno accesi e fino a quando sarà consentito utilizzarli?
Ovviamente il quesito non coinvolge chi ha un'abitazione con un impianto autonomo, ma soltanto chi abita in condomini e palazzine in cui il riscaldamento viene acceso per un determinato periodo in base alla zona.
Le regole di accensione e spegnimento e le relative zone del paese con una procedura differenziata sono stabiliti dal DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) 412 del 1993. La norma contiene la suddivisione dello Stivale in 6 zone climatiche ognuna delle quali con orari e periodi di accensione specifici nel corso dell'anno. La ragione è presto detta: l’Italia è una penisola che “si allunga” nel bacino del Mediterraneo, con un clima che varia da Nord a Sud e con una differenza notevole tra una regione e l’altra.
Le 6 zone climatiche sono state individuate con il “grado giorno” (GG), un’unità di misura convenzionale che indica la somma, estesa a tutti i giorni dell’anno, delle differenze tra la temperatura interna agli edifici, fissata in modo convenzionale, e la temperatura media esterna. Va anche ricordato che durante il periodo di accensione degli impianti, la temperatura degli ambienti negli edifici è fissata sui 20 gradi, con una tolleranza di due gradi.
Le zone in cui l’accensione è prevista ad ottobre, quindi in anticipo, so no in particolare la Zona F (Cuneo, Belluno, Trento, Biella e alcuni comuni della Val Bormida) e la Zona E (molti comuni del Nord e del Centro, in montagna o in zone interne). Per tutte le altre zone, comprensive delle località del Centro-Sud e delle Isole, la legge stabilisce come data di inizio il 1 o il 15 novembre.
Secondo le indicazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in casa si dovrebbe avere una temperatura di 21° C, ma in realtà si sta bene anche a 19.
L'unico locale in cui la temperatura può essere mantenuta sempre a 20° è il living poiché vi si trascorre la maggior parte del tempo. La cucina, generalmente l'ambiente più caldo, può avere una temperatura di 18°. Si scende a 16°in camera da letto per prevenire diversi disturbi, anche circolatori. Il letto dovrebbe essere a non meno di 80 cm dalla fonte di calore e la stanza dovrebbe essere sempre arieggiata per qualche minuto al mattino o prima di coricarsi, mantenendo un'umidità del 45-50%.
In generale, un tasso di umidità alto, oltre l’80%, crea problemi al nostro corpo sia in caso di caldo sia di freddo. Allo stesso modo, se l’umidità scende sotto il 20%, quindi se è troppo bassa, l’aria diventa troppo asciutta e può causare secchezza alle fauci e alle vie respiratorie, rischi di infiammazione e difficoltà a respirare.
In sintesi, ecco alcuni buoni motivi per mantenere in casa la giusta temperatura e il giusto tasso di umidità: si alzano le difese immunitarie, si riduce la probabilità di sviluppare patologie respiratorie, si abbassano i consumi e si risparmia, si evita la formazione della muffa, dannosa soprattutto per i bambini e, infine, ma non meno importante, si fa del bene all'ambiente perché si inquina di meno.